Le Gru sorvolano la Cona il 5 marzo 2015. Foto M. De Luca
Notevole emozione ha creato tra gli appassionati, in questi giorni, l’intenso passaggio (la migrazione pre-riproduttiva nel gergo degli ornitologi, ovvero il “ripasso” del mondo venatorio) di numerosi stormi di gru sul territorio regionale.Un fenomeno in parte preannunciato, dipendente dal notevole incremento recente della specie a livello europeo, che ha interessato particolarmente, ma non solo, l’area costiera e della bassa pianura, con direzione prevalente di rotta, nord – est.
In parte ostacolati dalla bora, moltissimi stormi sono stati osservati un poco ovunque nelle zone lagunari del Veneto e del Friuli Venezia Giulia, ma anche sul Carso e nelle zone collinari al confine con la Slovenia. Si tratta di migliaia di soggetti che, muovendosi nell’aria in stormi compatti e dalla mutevole geometria, nella quale prevale la caratteristica formazione a V, in parte hanno anche sostato nei luoghi adatti, come La Cona, per trascorrere la notte, perché rallentati dai notevoli “refoli”, che hanno frequentemente superato i 100 km all’ora, o perché attratti dalla presenza di ambienti favorevoli e dall’assenza di disturbo.
Le Gru bloccate dalla forte bora sono costrette a pernottare tra velme e barene alla Riserva Foce Isonzo. Foto M. De Luca
Molti osservatori hanno notato la presenza degli stormi in movimento anche per il notevole fragore dei loro richiami, tipicamente “onomatopeici”, in quanto questi uccelli per mantenere il contatto sembrano emettere continuamente il nome che contraddistingue la loro specie; gru, gru, gru! Un suono che, se prodotto da singoli individui potrebbe anche sfuggire all’attenzione ma che sortisce un effetto ben diverso se emesso da un intero stormo, composto da centinaia o migliaia di soggetti.
La specie di cui si tratta è appunto la “Gru” o “Gru cenerina” (nome scientifico: Grus grus), un trampoliere di notevoli dimensioni e dalle ampie ali (oltre due metri di apertura), che può raggiungere la lunghezza, se misurato dalla coda alla punta del becco, di 120 cm circa, ma che appare ben più grande e maestoso quando procede sul terreno, a causa della notevole lunghezza delle zampe.
Uccelli dalle grandi dimensioni non passano certo inosservate. Foto N. Perco
Si tratta di pittoreschi ed eleganti animali che anche nidificavano nelle aree palustri in Italia. Anticamente la gru doveva essere assai diffusa, se diamo retta a centinaia di documenti più o meno antichi, tra i quali forse il più famoso a livello nazionale si riferisce alla ben nota novella del Boccaccio che testimonia la presenza di stormi di questi uccelli oggetto di caccia a fini gastronomici da parte dei nobili lungo i litorali toscani.
Più di recente, tuttavia, la consistenza della specie si era drasticamente ridotta, persino estinguendosi a livello riproduttivo, nella nostra nazione, attorno ai primi decenni del secolo scorso. Non a caso le ultime erano nidificanti nei dintorni degli abitati di “Gruaro” e “Portogruaro”, allora ancora ampiamente palustri.
L'Isola della Cona rappresenta un luogo ideale per la sosta e l'alimentazione di questi maestosi ed eleganti uccelli. Foto M. De Luca
Le misure di tutela imposte dalla normativa europea hanno tuttavia prodotto un effetto positivo e la presenza di questi elegantissimi e decorativi uccelli, che tipicamente migrano dalle zone attuali di riproduzione nordiche verso l’africa settentrionale, è divenuta sempre più frequente, specialmente se si considera il periodo delle migrazioni pre e post – riproduttive. Non a caso una delle zone maggiormente vocate ad ospitare nuovamente questi favolosi rappresentanti del mondo alato è l’isola della Cona, dove nel gennaio 2008 uno stormo di circa 50 (tra i quali uno marcato da pulcino nel nido in Estonia) ha sostato per circa due mesi (5/1/2008 - 12/3/2008).
Ora la presenza della specie si fa quindi nuovamente notare e molte centinaia di soggetti hanno comunque adottato – sebbene per un periodo di tempo limitato - le aree marine della Riserva Naturale per sostare, alimentarsi e pernottare in condizioni di sicurezza.