La collina dei gruccioni
Alcuni gruccioni su un posatoio proprio davanti al punto di osservazione alla Cona, B. Furlan
Un arcobaleno di colori all'Isola della Cona
I gruccioni (Merops apiaster), variopinti e garruli uccelli che si nutrono di grossi insetti volatori, nidificano quest’anno numerosi alla Cona proprio di fronte ad un “punto di osservazione schermato”, dal quale birdwatchers e fotografi possono agevolmente osservarli e riprenderli a breve distanza.
Si tratta di uccelli “coloniali”, che formano stormi numerosi e che prediligono per la nidificazione le pareti verticali di colline terrose, facili da scavare. I nidi sono infatti rappresentati da brevi cunicoli orizzontali, che gli uccelli ricavano nel terreno friabile utilizzando becco e zampe, in modo da ricavare rifugi sufficientemente sicuri e impenetrabili per la maggior parte dei predatori.
La collina terrosa costruita per i gruccioni all'isola della Cona, visibile dall'osservatorio del "Piro piro", B. Furlan
In condizioni naturali, questo tipo di situazione, dove poter scavare su pareti verticali di argilla, non di rado mista a ghiaia o sabbia, è spesso reperibile lungo il corso dei fiumi. Dove si forma l’ansa più esterna e la continua corrente d’acqua erode, prima o poi la sponda sovrastante crolla, formando, progressivamente, una parete verticale a picco sull’acqua, che si contrappone alle spiaggette a lieve pendenza del lato opposto, dove i sedimenti invece si depositano. Una condizione fluviale in continua evoluzione e caratteristica della bassa pianura, peraltro – purtroppo - non troppo amata dai responsabili della sicurezza idraulica dei corsi d’acqua (consorzi di bonifica o Genio civile…).
Un'accoppiamento tra due gruccioni, B. Furlan
Per gli uccelli che la utilizzano, si tratta di una condizione particolarmente propizia, dove talora si trovano insediate anche colonie di “topini” (una varietà di piccole rondini bruno-grigie) e dove può anche riprodursi il non comunissimo Martin pescatore. Talvolta, a parziale compensazione, pareti con queste caratteristiche possono anche essere casualmente disponibili in aree trasformate dall’uomo, come può essere il caso di cave, argini ed opere di bonifica di varia natura.
E’ stato partendo appunto da questa constatazione che nella Riserva Naturale della Foce Isonzo si è pensato di costruire una parete artificiale con il preciso scopo di favorire i gruccioni in una posizione favorevole anche per chi desiderasse osservarli. Inizialmente si trattava di una parete verticale di poca estensione ma, dopo l’insediamento della prima coppia, avvenuto con successo alcuni anni or sono, approfittando dell’assenza degli uccelli una volta avvenuta la riproduzione (i gruccioni svernano di norma nel continente africano), si è provveduto ad ampliare a più riprese la parete stessa, fruendo anche di un contributo fornito dalla Associazione per la Conservazione della Natura (Co.Na.) ivi operante.
I risultati sono stati positivi e, nel corso del 2011, il numero di coppie è salito a tre, per attestarsi a 9 o 10 nidi attivi (quindi con decine di soggetti presenti) nell’anno in corso! Un grande spettacolo della Natura, una volta tanto osservabile senza il timore di disturbare. Dopo tutto, sono i gruccioni in persona ad avere deciso di insediarsi in una posizione così frequentata dagli umani e da… altri grandi animali, trattandosi poi di un usuale percorso utilizzato anche dai cavalli Camargue. Ma si sa: i cavalli e le zone umide attirano e producono insetti in gran numero e non pochi tra questi appartengono esattamente alle specie più interessanti per i predatori alati.
Un gruccione con un imenottero. Una volta catturata la preda l'uccello la perquote più volte prima di mangiarla o portarla ai giovani nel nido, B. Furlan
Si tratta in particolare di ditteri (tra cui non pochi tafani), imenotteri vari (vespe specialmente), numerose libellule (odonati) e talvolta anche farfalle (lepidotteri). Osservare il comportamento di caccia dei gruccioni (termine onomatopeico: che richiama il loro chiassoso cicaleccio) è particolarmente interessante. Sembra infatti di assistere all’involo degli ormai storici “spitfire” con il compito di intercettare le “V2”; rappresentate dai grandi insetti che hanno l’imprudenza di invadere lo spazio aereo della colonia.
B. Furlan
E' particolarmente curioso osservare come, trattandosi di libellule (a loro volta animali di estremo interesse), si possano distinguere due zone ecologicamente ben distinte: quella dei piccoli stagni con abbondante vegetazione dove questi insetti, appartenenti all’ordine degli Odonati, vengono, per così dire “prodotti” e quella delle praterie e degli specchi d’acqua aperti, mantenuti spogli grazie alla continua azione pascolatrice di oche e cavalli, dove è piazzata la “collina dei gruccioni” e dove le libellule vengono puntate, catturate al volo e consumate. L’area “source”, dalla quale le nostre “V2” in miniatura continuamente decollano, a loro volta a caccia di obiettivi da colpire rappresentati da insetti più piccoli, e l’area “sink”, dove vengono invece continuamente catturate e distrutte.
Una situazione diffusa ovunque in natura ma non sempre tanto chiaramente percepibile, che bene illustra la complessità estrema su cui in definitiva si basano la “dinamica delle popolazioni” ed i cosiddetti “equilibri naturali”.
Un Gruccione con una libellula (Orthetrum albistylum), B. Furlan
Fabio Perco Stazione Biologica Isola della Cona