Oche zamperosee alla Cona: falso allarme !
L. Falgari 21/01/12
Oche granaiole "travestite" da Oche zamperosee traggono in inganno gli ornitologi
Grande interesse hanno suscitato le osservazioni (e la documentazione fotografica e video) raccolte da Luciano Falgari sabato scorso, 21 gennaio 2012, nei pressi della Cona, nella riserva naturale Foce Isonzo, a carico di due esemplari di oche, inizialmente attribuiti alla specie Anser brachyrhynchus.
Vari osservatori, tra cui Matteo Toller ed Enrico Benussi, ma poi anche Silvano Candotto, avevano notato un aspetto anomalo dei soggetti osservati rispetto a vere e proprie “zamperosee”, distinguibili, come dice il nome scientifico, per un becco di piccole dimensioni e da altre caratteristiche non riscontrabili in questo caso.I due soggetti, per il resto identici ad una normale Oca granaiola della Tundra (Anser fabalis rossicus) possiedono infatti, come ben si vede nelle foto e nel video, zampe e parte chiara del becco di colore rosato – carnicino, al posto del consueto arancio. Dovrebbe trattarsi quindi di una mutazione, con effetti sul cromatismo delle parti nude, ben nota in letteratura col nome, peraltro da abbandonare, di Anser neglectus Sushkin, 1897.
Ipotetica rotta seguita dalle granaiole "neglectus"
La descrizione di questa specie presunta, poi scartata dalla maggior parte degli autori, fu basata su 8 esemplari raccolti nel 1891 durante la migrazione autunnale in Russia, nel "government of Ufa": regione ubicata ai confini orientali dell’Europa (Repubblica del Bashkortostan), fatto che indicherebbe come possibile area di provenienza quella già accertata per le “nostre”lombardelle, che dovrebbero venire dalle aree più settentrionali ed orientali dell’Europa a nord-ovest degli Urali, ma anche almeno in parte da nord-est, dalla Siberia occidentale, fino al Taimyr, favolosa terra “delle collorosso”.
Interessantissima osservazione e documentazione dunque, che rende l'attività del BW anche più stimolante e produttiva ma che conferma, peraltro, come dal semplice esame di pochi caratteri esterni sia sempre difficile trarre conclusioni decisive sulla appartenenza a questo o quel taxon simili tra loro, particolarmente ove si tratti di specie numerose e politipiche, come è il caso del “complesso” Anser fabalis (per non dir nulla delle albifrons).
L. Falgari
Molti di recente infatti, hanno ritenuto di scindere a livello specifico Anser fabalis (della Taiga) da Anser serrirostris (della Tundra), con ulteriori sottospecie, tra cui, appunto, anche rossicus, che sarebbe diventata perciò, addirittura: Anser serrirostris rossicus. Su questo tema, tuttavia, merita sottolineare che in un paio di recenti lavori portati a termine dai ricercatori finlandesi (Ruokonen et al. 1988 e 1911) sono state messe in serio dubbio le conclusioni precedenti, pubblicate nel 1996 su Dutch Birding, sulle quali si basava la distinzione a livello di specie proposta da molti per l'Oca granaiola.
I lavori citati, specie quello del 2008, si basano sull'esame del DNA mitocondriale di parecchi soggetti di varia provenienza e supportano in modo assai convincente l'esistenza di tre specie distinte, vale a dire: Anser brachyrhynchus, Anser fabalis e Anser middendorffi.
Anser fabalis può essere, secondo questi autori, separata a sua volta in tre sottospecie: fabalis, rossicus, serrirostris. Sembra appropriato quindi, anche al fine di non creare ulteriore confusione, mantenere la sola buona specie Anser fabalis, vale a dire l'Oca granaiola. Come del resto si faceva prima del 1996 e come personalmente, ma in buona compagnia, ho continuato a fare.
Alla fine degli anni 70', con Roberto Parodi, abbiamo avuto la ventura di accorgerci che le granaiole che comparivano, allora anche assai numerose, negli inverni freddi in Italia, erano rossicus e non fabalis.
Resta aperta peraltro la discussione sulla Granaiola della Taiga in Italia, trattandosi di sottospecie in forte regresso e minacciata a livello internazionale, la cui presenza, anche storica, dovrà essere eventualmente verificata, esaminando attentamente non solo i soggetti di granaiola che sporadicamente arrivano in inverno ma anche, in particolare, gli esemplari conservati nelle vecchie collezioni.
Fabio Perco
Bibliografia citata:
Parodi. R., Perco F. 1980 "Le popolazioni di Anser fabalis, Anser albifrons, Anser anser, svernanti nel Friuli - Venezia Giulia e Veneto orientale" Gortania 2: 221-250. Udine.
Ruokonen, M. & Aarvak, T., 2011. Typology revisited: historical taxa ofv the bean goose – puink-footed goose complex. Ardea 99 (1): 103 - 112
Ruokonen, M., Litvin, K. & Aarvak, T. 2008. Taxonomy of the bean goose – pink-footed goose complex. Mol. Phylogenet. Evol.48: 554–562.
Sangster G. & Oreel G.J. 1996. Progress in taxonomy of Taiga and Tundra Bean Geese. Dutch Birding 18: 310–316.
Sushkin P. 1897. On the new Palaearctic goose Anser neglectus. Ibis 1897: 5-8.