Quattro Oche lombardelle minori all'Isola della Cona
Oche lombardelle minori nel ripristino della Cona (F. Damonte)
La specie è considerata “VU” (Vulnerabile) dalla IUCNcon un totale di appena 240-540 coppie in Europa (BirdLife International, 2004)
Sabato 7 gennaio nel ripristino della Cona sono stati osservati (Galimberti A., Rossi G.) ben quattro esemplari della rarissima specie oca lombardella minore Anser erythropus .
Le oche sono imbrancate assieme allo stormo di circa 800 oche lombardelle Anser albifrons dalle quali, peraltro, sono difficilmente distinguibili. Dopo una breve sosta sulla "vecia coriera" l'isolotto osservabile al centro del secondo ripristino dall'osservatorio della "Marinetta" le oche si sono involate assieme alle loro congeneri sfuggendo ai molti ornitologi che erano già accorsi sul campo per riuscire ad osservarle. Tra questi Silvano Candotto, prezioso collaboratore della Stazione Biologica Isola della Cona (SBIC), che quel giorno però, essendo sabato, non era in servizio. Pensando di aver ormai perso l'occasione Silvano se n'era andato, ma poco dopo ho ricevuto una sua chiamata con la quale mi ha comunicato che le oche erano tutte sui campi dell'Azienda Agricola Sagai, proprio all'uscita della Cona e tra loro era riuscito a scovare anche le quattro minori.Nei giorni seguenti le oche hanno continuato a frequentare la Riserva e le osservazioni si sono susseguite.
Pare che lo stormo di lombardelle abbia consolidato un comportamento quotidiano piuttosto abitudinario. La notte infatti, vengono a dormire nei ripristini della Cona dove si sentono più al sicuro. La mattina all'alba escono e si recano a fare "colazione" sui campi. Si tratta appunto dei campi di erba medica dell'Azienda sopracitata. I campi pur essendo di proprietà privata si trovano entro i confini della Riserva. Le oche rientrano nei ripristini in tarda mattinata e fanno nuovamente ritorno sui campi nel primo pomeriggio. Poi a sera, dopo il tramonto rientrano nuovamente alla Cona per trascorrere il riposo notturno indisturbate.
E' interessante il fatto che le lombardelle non sono accompagnate dalle grigie (o "selvatiche") che, evidentemente, non apprezzano l'erba medica.
Aree di sosta delle oche
Altre osservazioni
La prima segnalazione di Oca lombardella minore nel Friuli Venezia Giulia si riferisce ad un individuo osservato il 23/2/2004 all’Isola della Cona (S. Candotto), associato ad oltre 450 Anser albifrons. Il soggetto si è trattenuto in zona frequentando anche le zone coltivate di Terranova e di Fossalon (Valle Cavanata) fino al 14/3/2004 (Kravos in Perco et al., 2006). Esistono ulteriori osservazioni per la Riserva: un ind. nel gennaio 2008 e due ind. nel dicembre 2009, un individuo inoltre è stato osservato nell'inverno 2010-2011 dal 20 dicembre 2010 al 6 marzo 2011 (www.sbic.it).
Identificazione
http://www.sbic.it http://sv.wikipedia.org
La specie (sulla destra nella foto a destra sopra) può essere confusa solo con l'oca lombardella Anser albifrons (sulla sinistra nella foto a destra sopra e nella foto a sinistra). Oltre alle più piccole dimensioni, non sempre valutabili con facilità, i caratteri distintivi sono: il capo piccolo ed arrotondato, la maggiore estensione del bianco sulla fronte, la diversa forma del becco (piccolo ed acuto) e, a distanza ravvicinata, l’evidente anello palpebrale giallo. Inoltre in nessun altra oca bruna, con esclusione di alcune lombardelle, le ali ripiegate sporgono oltre la coda (Casini in Brichetti et al.,1992).
In Italia
Migratrice rara e irregolare, svernante irregolare. Circa 35 segnalazioni storiche e recenti ritenute valide, riferite al periodo fine ottobre-marzo, con massima frequenza d’inverno, soprattutto in febbraio; presenze occasionali in aprile. Maggior numero di segnalazioni in Puglia, Toscana, Lombardia, Emilia Romagna e Lazio. Generalmente vengono segnalati individui singoli, raramente adulti. Segnalazioni più recenti (senza considerare il Friuli Venezia Giulia):
1. Emilia Romagna, Mezzano 2 individui 19-20/02/1987 (Passarella1995).
2. Toscana, Parco Maremma 15-28/1/1990 (Arcamone & Barbagli 1996).
3. Puglia, Salento 18/3/1992, 15/11/1993 e 29/10/1994 (Marzano et al. 1996).
4. Piemonte circa 20/12/1995 (Alessandria et al. 1997).
Distribuzione e popolazione
La specie nidifica nel nord della Fennonscandinavia (Norvegia 35-45 coppie, Finlandia 0-5 coppie, Svezia 5 coppie). Nidifica inoltre in molte zone della Russia, incluse la penisola di Kola, la tundra da est a ovest di Pechora, la Siberia occidentale (penisole di Yamal e Gydan), il sud del Taimyr le pianure del Putorana e alcune aree settentrionali della Siberia e del Chucotka orientali.
Le popolazioni più orientali svernano nella Cina centrale ed in Mongolia mentre le popolazioni europee e dell'Asia occidentale raggiungono il Mar Nero ed il Mar Caspio nell'Azerbaijan, il delta dell'Evro tra Grecia e Turchia, l'Iraq e probabilmente l'Iran. Dei piccoli stormi vengono censiti di passo o svernanti in Ungheria, Germania, Slovacchia, Romania Bosnia ed Erzegovina, Albania e Bulgaria. Attualmente una piccola popolazione svernante è presente anche in Olanda, risultato di un progetto di reintroduzione effettuato in Svezia.
Inoltre vi sono importanti aree di sosta in Kazakhstan, Estonia, Lituania e Polonia.
La popolazione totale è stimata attorno ai 25 – 28.000 individui.
La popolazione russa ha subito un ulteriore decremento dalla precedente stima di 30 - 50.000 individui.
Anche la popolazione della fennoscandinavia ha subito uno notevole declino dagli oltre 10.000 individui registrati all'inizio del XX secolo.
Minacce
Le principali minacce nei quartieri riproduttivi sono rappresentate dal disturbo dovuto all'aumento del turismo e della pesca. Nelle aree di nidificazione in Russia sono noti casi di bracconaggio durante la stagione riproduttiva e cattura delle oche nel periodo di muta. La caccia illegale è, inoltre, molto diffusa anche in Norvegia.
La predazione durante la nidificazione è dovuta principalmente alla Volpe Vulpes vulpes
Altre cause del decremento sono la perdita di habitat, principalmente dovuta all'espansione dei terreni adibiti ad agricoltura. La perdita di habitat è da attribuirsi anche all'aumento dei livelli del Mar Caspio così come ai danni creati dagli impianti idroelettrici in Scandinavia. Anche i cambiamenti climatici rappresentano una grave minaccia. Secondo alcuni modelli di studio le prospettive indicano che oltre il 28% dell'habitat scomparirà entro il 2070.
La specie ha subito un notevole declino principalmente a causa della pressione venatoria nelle aree di sosta e di svernamento. Un notevole disturbo viene arrecato durante la sosta nelle aree di riposo e alimentazione.
In Cina la popolazione svernante sul Lago di Dongting è minacciata dalla cosidetta "Diga delle Tre Gole".
In Russia nella regione Kaliningrad alcuni importanti punti di sosta sulla costa del Mar Baltico sono stati degradati attraverso l'inquinamento petrolifero, la bonifica delle zone umide e i cambiamenti nella gestione che hanno portato ad una crescita eccessiva della macchia e dei canneti, l'estrazione di torba il taglio e l'incendio dei canneti.
Nicoletta Perco