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La notizia è che i fenicotteri rosa sono giunti anche all’Isola della Cona, dove si auspica (ma è per ora solamente una speranza) possano insediarsi numerosi in futuro. Erano stati dapprima osservati, con stormi anche consistenti, in volo, nell’area protetta della Foce Isonzo e alcuni sono finalmente “ammarati”, proprio il giorno della Vigilia, nell’ambito dei grandi “ripristini ambientali”, ben visibili dal grande osservatorio della Marinetta.

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Un giovane fenicottero nei ripristini della Cona. Foto A. Butera

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I sei fenicotteri scendono nel ripristino davanti alla Marinetta la vigilia di Natale. Foto N. Perco

Si trattava, per ora, di 6 soggetti: tre adulti dal piumaggio rosa-salmone (con ali rosse e nere) e tre immaturi, riconoscibili, questi ultimi, per i colori meno vivaci del piumaggio, tendente al grigio. Successivamente alcuni soggetti sono stati ripetutamente osservati, tanto nella vasta area delle “velme”, le grandi distese fangose soggette a marea, che negli stagni d’acqua appena salmastra prospicienti i principali punti di osservazione ed anche più ad est, nel piccolo bacino della cassa di colmata adiacente la foce del Timavo.

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I fenicotteri nel ripristino. Foto N. Perco

Si tratta di un fenomeno di notevole rilevanza che va tuttavia inquadrato in una tendenza generale. Anche se Phoenicopterus (ruber) roseus era già comparso più volte, in forma allora del tutto sporadica, nell’ambito della vasta Riserva Naturale della Foce Isonzo. Per l’esattezza la Stazione Biologica ha registrato le prime osservazioni a partire dal giugno 2001 e un singolo soggetto ha sostato, per due giorni solamente, nel dicembre del 2004.

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Poco dopo essere arrivati si spostano alimentandosi avvicinandosi notevolmente all'osservatorio. Fotot N. Perco

Il fenomeno attuale, invece, rappresenta probabilmente la “punta dell’iceberg” ed è facile prevedere che, salvo incidenti, la popolazione di questi uccelli possa consolidarsi progressivamente nel prossimo futuro, quanto meno nell’ambito vasto delle aree costiere regionali e, in particolare, della laguna di Grado.

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Uno dei giovani (al centro) riconoscibile dagli adulti (ai lati) per il piumaggio ed il becco grigiastri. Foto A. Butera

Fa testo la storia di questa mitica specie a livello mediterraneo e nazionale. Negli anni settanta, infatti, il Fenicottero (o Fenicottero rosa) era da considerarsi raro nell’Italia peninsulare e diffuso solamente in alcuni stagni della Sardegna, dove peraltro ancora non nidificava. Era presente invece, con alcune colonie riproduttive, nella Camargue alle foci del Rodano, in Francia: sito nel quale, con la istituzione del parco nazionale e della Sation Biologique de la Tour du Valat, hanno avuto un iniziale e non secondario impulso una serie di iniziative di protezione e ricerca nei suoi confronti, con riflessi positivi anche sulle adiacenti zone del Mediterraneo.
A partire dal 1993 le prime coppie hanno infatti iniziato a riprodursi a Molentargius, presso Cagliari, per poi colonizzare alcuni siti particolarmente idonei come il litorale tirrenico (Orbetello) nel 1994 e le vaste saline di Margherita di Savoia in Puglia, con inizio nel 1996.
A partire dal 2000 / 2001 è poi avvenuto il “gran balzo” verso settentrione per popolare, con migliaia di soggetti, l’area lagunare di Comacchio presso Ferrara. Negli anni successivi è stata quindi rapida l’espansione della “marea rosa” verso il Delta padano, la laguna sud di Venezia per approdare infine, negli ultimi anni, alla laguna nord, nella zona interessata dalle caratteristiche aree arginate popolarmente definite “valli” (dal latino vallum: col significato di argine, ostacolo).

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L'araba fenice immortalata presso Grado lo scorso dicembre. Foto M.S. Thomann

Nel 2013, infine, una popolazione di questi uccelli (dire “stormo” sarebbe riduttivo), di forse 5-6.000 esemplari, si è insediata in aree vallive non lontane dalla zona di Jesolo - Cavallino, valutata in forse 2.000 coppie nidificanti, che hanno allevato e portato all’involo centinaia di giovani. Poco meno di 160 tra questi, sono stati anche catturati, marcati con anelli colorati alle zampe e immediatamente rilasciati, nel corso di una notevole operazione coordinata dall’ISPRA (ex Ist. Naz. per la Fauna Selvatica).
Si spiega dunque la comparsa, relativa all’estate scorsa, di forse 500 esemplari osservati con sempre maggiore regolarità nella laguna di Grado, improvvisamente saliti a oltre 2000 verso settembre, successivamente al periodo riproduttivo, quando i giovani nati erano ormai in grado di seguire i genitori volando.

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Nell'immagine si può osservare un soggetto marcato con anello colorato. Foto M.S. Thomann

Non deve quindi stupire più di tanto se le prime avanguardie si son fatte vedere anche nelle aree costiere più settentrionali e orientali del mare Adriatico, quali la Foce dell’Isonzo e le saline di Sicciole in Slovenia. Va detto che i fenicotteri sono particolarmente legati alle acque salate o salmastre, dove trovano con maggiore abbondanza e densità il peculiare cibo al quale sono adattati, rappresentato da micro-organismi che compongono il plancton.
Varie altre specie di uccelli possono sfruttare la medesima risorsa, ma in modo meno specializzato, come è ad esempio il caso del mestolone, un’anatra dotata di un grande becco con, ai lati, una struttura a pettine. Analoghi “filtri” (simili ai fanoni delle balene) ornano il becco del Fenicottero che peraltro, diversamente da quello delle anatre, è curvo e viene tenuto rivolto nella direzione opposta a quella di progressione. Il liquido denso di cibo viene aspirato, grazie a una carnosa lingua con funzioni di stantuffo, ed espulso lateralmente, in modo da bloccare all’interno del cavo orale la poltiglia nutritiva, rappresentata da una quantità di minuscoli invertebrati o sostanze di origine vegetale.
Tipico della “marea rosa” è di apparire e scomparire in massa quasi senza preavviso, in zone allagate, poco profonde e con scarso ricambio idrico, preferibilmente - ma non esclusivamente - salate. Un fenomeno che deve avere ispirato gli antichi nella elaborazione del mito dell’Araba Fenice. Uccello favoloso! Ma s’intende che migliaia o milioni di soggetti che si muovevano contemporaneamente venivano interpretati come un singolo essere vivente che la tradizione vuole si rigenerasse periodicamente dalle sue ceneri.

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Un grosso stormo di fenicotteri presso la laguna di Grado. M.S. Thomann

Parte del mito, forse di origini greco-egizie, traspare anche dal nome scientifico latino che questi uccelli hanno meritato: Phonicopterus, col significato, appunto di “ali purpuree”.
La leggenda vuole che La Fenice riapparisse a distanza di centinaia di anni e, forse, è proprio questo il caso dell’Alto Adriatico, per il quale non si conserva memoria della sua presenza storica, se si fa eccezione per il famoso teatro di Venezia recentemente risorto, appunto, dalle ceneri di un disastroso incendio.
Una volta tanto siamo dunque di fronte ad un fenomeno positivo, forse in parte da legare all’incremento delle temperature medie annuali: i fenicotteri sono infatti uccelli di origini meridionali.
Ma il fenomenale incremento è anche da attribuire, sicuramente, alla maggiore tutela accordata ed al sempre maggiore rispetto per la fauna selvatica. Se la presenza degli emblematici uccelli potrà rappresentare anche una risorsa per ulteriori forme di turismo sostenibile, rispettose delle biodiversità naturali e in accordo con quanto richiesto dall’Unione Europea, sarà da verificare.
Noi ci auguriamo che una occasione come questa, offerta senza costi aggiuntivi da “madre natura” non vada sottovalutata, sprecata o magari, per “disattenzione delle autorità competenti”, addirittura (involontariamente?) ostacolata.

Il pomeriggio all'Isola della Cona non era cominciato nel migliore dei modi, il lungo appostamento al capanno della Girigola per fotografare il Martin pescatore era risultato infruttuoso, non si era fatto vedere nemmeno il Tarabusino e il Cannareccione si era limitato a cantare ben nascosto nel folto del canneto.
Un po' deluso sono tornato verso l'ingresso della Riserva fino ad arrivare al bar del pettirosso, con grande sorpresa, proprio al centro dello stagno sul grande posatoio, ecco un Tarabusino in bella vista che riesco a fotografare con relativa tranquillita';non e' vicinissimo per il mio obiettivo ma sono comunque contento di aver potuto riprendere il mimetico airone non nascosto tra le canne ma in posizione aperta.

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L'Airone bianco maggiore in attesa sulla collina dei gruccioni assieme ad un inquilino

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Un ingrandimento del soggetto fotografato da Emanuele Coppola (CEMultimedia) il 24 maggio 2013 alla Cona

Emanuele Coppola, noto esperto di fauna (vedi: Panda -Photo), massimo conoscitore e studioso italiano della Foca monaca nonchè titolare di: CE-Multimedia, venerdì 24 maggio ha notato e documentato la presenza di almeno un esemplare di Gruccione egiziano (Merops persicus) all'Isola della Cona (Gorizia).
Si tratta di un soggetto che frequentava la "collina dei gruccioni", visibile a pochi metri di distanza da un capace punto di osservazione schermato e dove una consistente colonia di Merops apiaster (20-25 coppie almeno) è attualmente intenta alla riproduzione.

La notizia è che che un grande stormo di fenicotteri eurasiatici (Phoenicopterus roseus), oltre 200 soggetti, tra cui numerosi adulti dal brillante piumaggio salmonato e dalle ali nere e rosso fiammante, è stato avvistato nei giorni scorsi nella laguna di Grado, esplorando con qualche meno numerosa avanguardia anche la Valle Artalina, la Foce dell’Isonzo e persino il Golfo di Trieste, fino a Muggia.


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Un gruppo di fenicotteri fotografato presso la laguna di Grado. M. Schuff Thomann

Tra le migliaia di rondini, da poco arrivate e tuttora in transito alla Cona, Matteo De Luca ha avuto la fortuna (e lo spirito d’osservazione) di notare anche una rara “Rondine rossiccia”, la cui immagine originale, sempre opera di Matteo, viene qui riprodotta.
Si tratta di una specie assai comune in Africa e nel Mediterraneo meridionale, ma piuttosto rara come nidificante da noi (Friuli – Venezia Giulia), che in volo si distingue spesso per la evidente macchia bianca del groppone, assente nella più abbondante congenere.


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Una Rondine rossiccia osservata e fotografata verso metà aprile da Matteo de Luca


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